lunedì 19 novembre 2012

Volete una città legale o illegale ?



Non si tratta di fare il punto di una situazione perché quello che conta della questione Marina non è l’inizio o la fine ma il percorso. La comunicazione e le dichiarazioni di questi giorni, rappresentano il famoso gioco di carte detto della scelta forzata. Volete per esempio far scegliere a qualcuno il re di cuori. Allora cominciate col dire: preferisci i rossi o i neri ? Se l’altro risponde i rossi, voi ritirate i neri dal tavolo; se rispondete i neri li prendete, e quindi in ogni caso li ritirate. Non resta che continuare in questo modo: preferisci i cuori o i quadri ? Fino al momento in cui si chiede: preferisci il re o la regina di cuori ? La macchina binaria funziona così e ubbidisce ad altri scopi. Oggi si domanda: ”preferite riavere la Marina o non avere la Marina ? Ed il discorso è stato spossessato del reale valore della questione. L’abuso c’è, i vincoli ci sono, i soldi sono stati sprecati, i responsabili devono essere perseguiti, il danno deve essere pagato, un danno sia economico che di immagine della città che ha dimenticato il punto di partenza, la domanda iniziale: Volete una città legale o illegale ? E la risposta univoca è stata: “legale”, ma la carta è stata ritirata dal tavolo. Essere di sinistra, è innanzitutto una questione di percezione. Si percepisce innanzitutto l’orizzonte, si percepisce all’orizzonte. Si vede prima di tutto “il paesaggio”, il territorio  del Comune, lo sviluppo urbano, le norme di tutela, e si capisce che sono quelli i problemi da risolvere e di cui l’informazione dovrebbe parlare. Al contrario, le dichiarazioni di parte hanno ridotto l’attenzione ad un argomento di comodo e di interesse, l’apertura della Marina, nascondendo gli effetti della auspicata cancellazione dei Vincoli che comporterebbe la riapertura della Gara della Sala della Danza, del progetto del Multisala, nati e cresciuti sotto la Giunta Moscherini, e svincolerebbe l’edificazione della zona della Variante 31. La stessa tecnica comunicativa viene utilizzata per la questione Urbanistica in cui l’attenzione è dirottata sulla scelta a favore di due Piani di Zona (Cappuccini, Biancalano) e contro altri due Piani di Zona (S. Liborio, San Gordiano). Al contrario percepire innanzitutto l’orizzonte, comporterebbe la scelta della pianificazione dell’edilizia per l’emergenza abitativa, attraverso l’individuazione delle aree necessarie per l’attuazione delle costruzioni ATER, e la realizzazione dei programmi delle Cooperative sovvenzionate dalla Regione Lazio. Essere di sinistra significa perseguire lo sviluppo urbano in equilibrio tra pubblico e privato. Al contrario gli uffici dell’attuale amministrazione hanno investito energie e tempo finalizzate alla c.d. sanatoria giurisprudenziale per sanare l’abuso edilizio dell’edificio di via XXIV Maggio. Hanno lavorato in direzione opposta alle richieste della Regione Lazio riguardo la costruzione di via Adige, edificata con permesso di costruire annullabile, non considerando le dichiarazioni di illegittimità del permesso di costruire, contenute nella perizia del Consulente Tecnico e nella richiesta di archiviazione della Procura.
Le urgenze affrontate dall’attuale amministrazione non hanno prodotto atti ufficiali ma solo dichiarazioni sulla stampa che uccidono i vincoli di tutela del paesaggio, dichiarano le intenzioni di annullare gli abusi edilizi e garantiscono la continuità agli strumenti di pianificazione illegittimamente adottati dalla amministrazione Moscherini.  
L’idea del cambiamento non attraversa un buon momento ed a preoccupare sono le dichiarazioni degli avvocati, dei Dirigenti in pensione, degli ex tecnici comunali. A lasciare molti interrogativi sono le affermazioni del Delegato all’Urbanistica: "Daremo agli imprenditori la certezza del diritto che finora è mancata in questa città". I volti degli attori tradiscono la loro età, sono coloro che hanno esercitato la loro professione, guidato e governato la nostra città ma dalle loro parole è come se tutto sia accaduto a loro insaputa, è come se tutto avesse avuto inizio un bel giorno del maggio del 2012.

MP

domenica 4 novembre 2012

Il momento delle scelte

In prima linea, il problema dei lavoratori e il rischio della perdita del posto di lavoro. Contemporaneamente si rilanciano accuse alla passata amministrazione per la modalità clientelare di assunzione. Ognuno di questi punti di vista purtroppo tace la questione dei disoccupati, elude la questione di coloro che non hanno avuto intercessori per pervenire ad una illegittima assunzione, loro non risultano il problema devono solo restare “la brave gente”.
Nell’economia edilizia, si rileva la questione degli interessi dei Costruttori, del rilancio dell’economia delle imprese, dell’aspettativa delle cooperative per l’attuazione di progetti sulle aree PEEP. Viene posta quale prioritaria la questione dei diritti edificatori ottenuti con la presentazione dei progetti, adottati dalla Pubblica Amministrazione “Moscherini”, e allo stesso tempo si urla contro le modalità “inconsuete” e le procedure illegittime. In questo modo, la questione del mercato immobiliare rappresentata dall’elevato numero di alloggi invenduti, l’assoluta insufficienza dei servizi e delle aree non sono un problema. La questione dei partecipanti agli Avvisi Pubblici per l’offerta di aree per il PEEP e per la proposta di aree per Programmi Integrati che si sono visti bocciare le proposte, non esistono così come non esistono coloro che hanno letto in modo corretto la illegittimità delle scelte urbanistiche perpetrate dall’amministrazione Moscherini ed hanno scelto di non partecipare. La stragrande maggioranza delle persone ha compreso che le regole del gioco non sono state rispettate. Sostituite con un “fai da te” sono stati favoriti in ogni settore e modo, i propri adepti a danno degli altri, premiando la fedeltà di gruppo sul merito.
La scelta della strada dell’Interpretazione delle regole è madre della storia di Civitavecchia. Il ricorrere ad ogni sorta di argomentazioni gridando alla crisi dell’economia imprenditoriale, denunciando il collasso del mondo del lavoro, rende evidente la volontà di perseguire la strategia del cambiare tutto perché nulla cambi. In questo appiattimento naufraga la volontà di cambiamento. La gente oramai “pensa” e pensare significa “potere”, significa che si scoprono i problemi e si individuano le scelte e le situazioni artefatte che nascondono le altre possibilità.
Cambiare si può e le speranze hanno bisogno di uomini coraggiosi e di scelte coraggiose.

MP